La perla nascosta è volata in cielo

Nazarena Majone


 

Dalla lettera che ne annuncia la morte

Dalla lettera della Superiora Generale, Madre M. Ascensione, spedita alle comunità delle Figlie del Divino Zelo otto giorni dopo la morte di Madre Nazarena, il 2 febbraio 1939, traspare il dolore per la perdita della «prima colonna del nostro Istituto» e «dell’angelo di conforto e d’incoraggiamento per lo stesso Fondatore, Padre Annibale». Ma la lettera si conclude con un forte - e profetico - accento di speranza, che oggi si sta compiendo: «Nutriamo fiducia che sotto questo cielo di Santi, possa anch’Essa in un domani radioso essere glorificata».

Carissime Figliole in Cristo,
sono già otto giorni che la nostra incomparabile Madre Nazarena, la perla nascosta che questa Casa Generalizia si onorava di custodire da ben cinque anni, la prima colonna del nostro Istituto e l’Angelo di conforto e d’incoraggiamento per lo stesso Padre Fondatore, di cui visse orfana per circa dodici anni, serbando perenne nel suo nobile cuore l’intima pena della sua dipartita, e tutto velando col più amabile sorriso, Colei che accolse nell’Istituto moltissime fra noi, e che ci diede esempio di virtù preclare, non è più! Invano la si cerca nel suo posto di preghiera in chiesa o nell’angolo prediletto della tribuna, ove passava ore e ore, invano la si vorrebbe incontrare negli ampi corridoi, e vederla assidersi alla mensa comune alla mia destra; la sua figura amabile è irrevocabilmente scomparsa dal nostro sguardo, perché il suo spirito con volo di aquila ha raggiunto la Patria! Adoriamo l’Altissimo Divino Volere, e con cuore umile e rassegnato pronunziamo il “Fiat”, pure sentendone al vivo la perdita.

La sua malattia per quattro mesi le cagionò acute sofferenze; gli ultimi otto giorni poi furono addirittura un’agonia. Ricevuti tutti i conforti religiosi con perfetta serenità di mente e di cuore, aspettava l’invito dello Sposo, sicura di essere agli estremi e mai lusingandosi di poter guarire. Nel pomeriggio di martedì credemmo volesse lasciarci, ma si rimise alquanto, poi si abbandonò e sembrava dormisse. La mattina del mercoledì aprì gli occhi, capiva, ma non poteva più esprimersi. Alle ore otto, il Cappellano chiamato per assisterla le pose sulla lingua un pezzettino di Particola, facendole un commovente fervorino, ma le Sacre Specie si consumarono nella stessa bocca, non potendo ormai l’inferma più ingoiarle. Due ore dopo, placida, serena, rallentando man mano il respiro, finì; senza che nessuna di noi, e nemmeno il Sacerdote se ne accorgesse. L’immobilità, il pallore, l’affilarsi del naso, lo scolorirsi delle labbra, dopo alcuni minuti ci dettero la persuasione che la sua Anima era volata al Cielo!

Felice e invidiabile passaggio! Mite e dolce come visse, lasciò questa terra, vittoriosa e tranquilla, perché il braccio di Dio a Sé amorosamente la trasse! Certo che le saranno andati incontro, assieme a Gesù e Maria, il Padre Fondatore con tutte le celesti Figlie del Divino Zelo. Ora è lassù e prega per noi. Possa Ella infonderci lo spirito di perfezione che possedeva, onde avere un giorno la sorte di farle corona in Paradiso. Nutriamo speranza che sotto questo cielo di Santi, possa anch’Essa in un domani radioso essere glorificata.

Con sì confortante augurio, chiudo questa mia dolorosa lettera e in unione di preghiera e conformità agli altissimi Divini Voleri, nel Nome Santissimo di Gesù, di cuore maternamente vi benedico tutte.

 

Madre M. Ascensione
Superiora Generale Roma

2 febbraio 1939

 

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