L’ultimo messaggio della Madre morente

Nazarena Majone


 
Madre Nazarena sopravvive poco meno di undici anni a Padre Annibale: saranno anni di sofferenze fisiche e morali. Dalla nuova Madre Generale viene destinata come superiora a Taormina (1928-1932), il Capitolo successivo la vede Vicaria generale, di nome ma non di fatto. Viene distaccata a Messina (1932) come superiora della casa madre e poi richiamata a Roma (1934) dove vive patendo e pregando i suoi ultimi anni, senza incarichi e nella più completa solitudine. Muore santamente il 25 gennaio 1939.

Madre Nazarena rimane nella ridente Taormina quattro anni, prodigandosi come sempre in opere di apostolato e di carità. Intanto altri cambiamenti investono il vertice della Congregazione. La Santa Sede invia un visitatore plenipotenziario, il vescovo mons. Luca Ermenegildo Pasetto, che il 7 ottobre 1932 depone d’autorità il Consiglio generalizio, nominando Superiora generale Madre Ascensione Carcò e Madre Majone quale vicaria, per sottolineare la continuità dell’istituto e la fedeltà agli insegnamenti e al carisma del Fondatore. Madre Nazarena sceglie di tornare a Messina come superiora per consentire alla nuova Superiora generale di esercitare la propria autorità in completa autonomia.

Vi rimane 15 mesi, prodigandosi come sempre in opere caritative. Non tutti però vedono bene la grande generosità con cui soccorre i poveri, non badando a economie secondo lo stile del santo Fondatore. Pietoso e penoso il tentativo di giudicare i santi con il corto metro della nostra povertà interiore! Mosso dagli eventi, mons. Pasetto la richiama a Roma. Il 24 gennaio 1934 Madre Nazarena lascia la sua diletta isola e il Padre amato, che ora riposa nel grande santuario di sant’Antonio. Sente che il distacco stavolta è definitivo.

Giunge a Roma con il titolo di Madre vicaria, ma praticamente libera da ogni attività. Abile nei lavori artistici, vi dedica il tempo libero. Così trascorre le sue lunghe giornate pregando e lavorando come sempre aveva fatto. Saranno cinque anni di vita eremitica, con pochissimi contatti con il mondo esterno, assaporando giorno dopo giorno l’amarezza dell’oblio, della solitudine e dell’incomprensione.

Rammenta il giorno in cui il Padre le aveva detto: «Per la salvezza delle anime occorrono vittime!» e che lei, buttandosi in ginocchio, gli aveva risposto: «Padre, mi offro io!». Ecco, l’ora era giunta. Lo sposo è venuto a chiamarla vicino a sé, sulla via del Calvario e con lui sulla croce, vittima di espiazione e di amore.

Il diabete continua ad aggravare le sue condizioni: le gambe si gonfiano e il corpo si riempie di piaghe. Gli ultimi quattro mesi sono un lento martirio fisico e morale: Dio macinava il grano di quell’anima eletta per renderla degna di entrare nel regno dei cieli. Unico nutrimento, negli ultimi giorni, l’Ostia divina che il cappellano, Padre Ludovico, le deponeva ogni mattina sulla lingua ridotta a una piaga.

Madre Nazarena non si muove più dalla camera, passando dal letto alla poltrona quando l’infermiera l’aiuta. E dopo una brutta caduta, all’inizio di gennaio, non s’alza più. Si va consumando lentamente e ne è consapevole. Quando sente avvicinarsi il momento dell’incontro con lo sposo celeste, chiede l’unzione degli infermi. Le viene amministrata da mons. Pasetto il 23 gennaio 1939. Dopo l’amministrazione del Sacramento degli infermi, sfilandosi dal dito la veretta d’oro, che era appartenuta a Mélanie Calvat, dice alle suore: «L’anello mi è stato dato dal Padre Fondatore perché lo portassi per tutta la vita. Ora passa alla Madre generale e a quelle che seguiranno». Volgendosi poi a Madre Ascensione glielo infila al dito mignolo della mano sinistra.

Il 24, vigilia della sua morte, chiede perdono alle suore raccolte attorno al suo letto: «Perdonate i cattivi esempi che vi ho dato, soprattutto le mancanze di amore verso Dio e contro la carità». Vengono anche le orfanelle; ad una ad una baciano quella mano venerata che tante volte si era levata per accarezzare, consolare, beneficare. «Cercate di essere sempre buone - sussurra loro - e vogliate tanto bene a Gesù».

Il mattino seguente, 25 gennaio, ricevuto un frammento di Ostia, vola incontro allo Sposo e al Padre Fondatore, nella luce infinita del cielo. Sono le 11 del mattino: fuori splende il sole! Oggi le spoglie mortali di Madre Nazarena riposano a Messina nella chiesa dello Spirito Santo.



 

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